giovedì 19 febbraio 2009

“le tavole della birra”

La novità della Guida Espresso 2009: mangiare bene all’insegna del low cost
Alla scoperta dei 184 ritrovi del gusto “italiano” che meglio interpretano il nuovo trend del bere di qualità all’insegna della birra. Quest’anno, per la prima volta, la Guida “Ristoranti d’Italia” de L’Espresso li segnala in una sezione speciale raccontando anche una nuova tipologia di locale (non sempre il classico ristorante, ma spesso anche trattoria moderna, concept store, enoteche disposte a sconfinamenti nel mondo della birra e molto altro ancora) sempre più frequentato da un pubblico di cultori del buon mangiare. Cominciano a chiamarle “Tavole della birra” e sono il nuovo trend del mangiarbene italiano all’insegna del giusto rapporto qualità prezzo. Sono sopratutto in provincia, ma fanno tendenza anche nelle grandi città. Luoghi innovativi e polivalenti dove la birra è di casa, la cucina è gustosa e di qualità e dove è possibile passare una serata piacevole e divertente spendendo poco - in media meno di 35 euro, ma si può arrivare anche ad appena 20 – lasciandosi sorprendere dal “gusto birra”. Magari aiutati da esperti sommelier pronti a consigliare l’abbinamento “giusto”. Più spesso trattoria moderna che alla birra dedica veri e propri menù degustazione, passando per concept store, wine & beer bar, perfino librerie oltre alle tante enoteche che hanno fatto il “gran tuffo” nella birra. Ma c’è aria di birra anche in qualche grande ristorante a caccia di nuove frontiere del bere bene e di qualità, che la propone in Carta.
Una tendenza che quest’anno viene per la prima volta fotografata e fissata, in tutte le sue sfaccettature, dalla Guida “Ristoranti d’Italia” de L’Espresso, la veterana tra le guide gastronomiche italiane, che, con la collaborazione di AssoBirra - Associazione degli Industriali della Birra e del Malto, dedica alla beer philosophy una sezione speciale (“Le Tavole della Birra”, appunto), qualificandola come la grande novità dell’edizione 2009. La sezione, posta al centro della Guida e facilmente identificabile dal diverso colore, individua, descrive e recensisce – con gli stessi criteri redazionali adottati nelle altre sezioni - 48 “Tavole della Birra”, oltre a segnalare 136 locali già presenti in Guida (anche con punteggi molto elevati) che presentano un’offerta di birra adeguata alla loro qualità. In tutto, 184 locali che testimoniano la nuova apertura mentale del pubblico italiano – e perciò anche dei ristoratori - verso la birra.
L’iniziativa rappresenta la naturale evoluzione del premio speciale “Locali amici della birra” che dal 2006 la Guida assegnava ai tre ristoranti che più si distinguevano per l’attenzione riservata a questa bevanda. Da quest’anno, invece, la redazione ha deciso di mostrare tutte le sfaccettature dell’“avanguardia gourmet” che sta esplorando le potenzialità di questa bevanda naturale e moderatamente alcolica, protagonista di corsi e degustazioni, compatibile con la dieta mediterranea e il concetto di sana e corretta alimentazione.
Volendo tracciare un’ideale “mappa italiana dell mangiare di qualità all’insegna della birra”, sul podio dei cultori di questa bevanda figura, al primo posto, il Lazio, con ben 25 locali segnalati, davanti a Lombardia (20), Emilia Romagna (16) e il duo Toscana e Campania (13). Ma al di là dei numeri, colpisce, come abbiamo visto, l’eterogeneità del panorama birrario italiano e la sua capacità di contaminare anche regioni non tradizionalmente legate a questa bevanda.
25-40enne, diplomato o laureato: identikit del consumatore gourmet di birra.
La birra in Italia ormai è cosa “da grandi” e sta seguendo, a distanza di vent’anni, lo stesso percorso virtuoso intrapreso dal vino. Non è più solo confinata nei pub e nelle pizzerie e si avvia a conquistare un innovativo territorio del gusto e dell’abbinamento all’insegna dell’italianità. E con lei cambia anche il suo consumatore. Una recente indagine realizzata dalla Makno per AssoBirra ci aiuta a scoprire il profilo del frequentatore tipo delle “Tavole della Birra”: sono soprattutto ‘giovani’ tra i 18 e i 44 anni quelli che, più di tutti, guardano con interesse da gourmet alla birra e la scelgono per accompagnare i pasti, sia in casa che fuori. A riprova della concentrazione dei cultori dell’abbinamento birra-cibo proprio all’interno di questa classe di età, l’indagine ci dice che 75% dei 18-44enni al ristorante vorrebbe trovare una vera e propria Carta delle Birre, a fronte di una media nazionale (relativa a tutte le classi di età) del 45%. Ma colpisce, rispetto al passato, anche l’innalzamento progressivo dell’età media, e spesso anche del profilo socioculturale: i consumatori abituali (bevono birra almeno una volta a settimana), ad esempio, nel 2000 erano soprattutto giovani fra i 18 e i 24 anni, mentre negli ultimi 2 o 3 anni l’età si è andata assestando intorno ai 35-40 anni. Tutti, o quasi, laureati o diplomati, che navigano spesso su internet, dove cercano informazioni e consigli sulla loro bevanda preferita, cercando di capire in che modo la birra sposa i nostri attuali modelli di consumo alimentare mediterranei, classici e d’innovazione. In tanti, insomma, si avvicinano alla birra all’insegna della curiosità, della convivialità, della moderazione e del piacere di riscoprire in una nuova luce i piatti “indigeni” della tradizione regionale. O provare e sperimentare nuovi gusti e sapori. Come l’abbinamento con i crudi che da alcuni anni fanno tendenza nei nostri ristoranti (dai carpacci di manzo passando per marinate, sushi e sashimi, vinaigrettes e pinzimoni, fino ai formaggi) e che nelle “bionde” trovano un partner perfetto.

Un po' di wikipedia

La birra è una delle più diffuse e più antiche bevande alcoliche del mondo. Viene prodotta attraverso la fermentazione alcolica con ceppi di Saccoromyces Cerevisiae o Saccaromyces Carlsbergensis di zuccheri derivanti da fonti amidacee, tra cui quella più usata è il malto d'orzo. Il malto d'orzo è l'orzo germinato ed essiccato ed è conosciuto comunemente come Malto. Vengono tuttavia ampiamente impiegati anche il frumento, il mais e il riso, solitamente in combinazione con l'orzo. Altre piante meno utilizzate sono invece la radice di manioca, il miglio e il sorgo in Africa, la patata in Brasile e l'agave in Messico.
Per produrre la birra, il malto (o altra fonte di amido) viene immerso in acqua calda, dove - grazie all'azione di alcuni enzimi presenti nel malto stesso e dovuti alla germinazione - gli amidi presenti vengono convertiti in zuccheri fermentescibili. Questo mosto zuccheroso può essere aromatizzato con erbe aromatiche, frutta o più comunemente con il luppolo. Quindi, viene impiegato un lievito che dà inizio alla fermentazione e porta alla formazione di alcool, unitamente ad anidride carbonica (che viene per la maggior parte espulsa) ed altri prodotti di scarto derivanti dalla respirazione anaerobica degli zuccheri.
In questo processo si utilizzano ingredienti, tradizioni e metodi produttivi variabili: il tipo di lievito ed il metodo di produzione possono essere usati per classificare le birre in ale, lager o birre a fermentazione spontanea. Le bevande alcoliche fermentate da sostanze non amidacee come il succo d'uva (vino) o il miele (idromele), e le bevande distillate non vengono classificate come birra.

La birra è una delle bevande più antiche prodotte dall'uomo, probabilmente databile al settimo millennio a.C., registrata nella storia scritta dell'antico Egitto e della Mesopotamia. La prima testimonianza chimica nota è datata intorno al 3500-3100 a.C.. Poiché quasi qualsiasi sostanza contenente carboidrati, come ad esempio zucchero e amido, può andare naturalmente incontro a fermentazione, è probabile che bevande simili alla birra siano state inventate l'una indipendentemente dall'altra da diverse culture in ogni parte del mondo. È stato sostenuto che l'invenzione del pane e della birra sia stata responsabile della capacità dell'uomo di sviluppare tecnologie e di diventare sedentario, formando delle civiltà stabili. È verosimile che l'invenzione della birra sia infatti coeva a quella del pane; poiché le materie prime erano le stesse per entrambi i prodotti, era solo "questione di proporzioni": se si metteva più farina che acqua e si lasciava fermentare si otteneva il pane; se invece si invertivano le quantità mettendo più acqua che farina, dopo la fermentazione si otteneva la birra.
Si hanno testimonianze di produzione della birra addirittura presso i Sumeri. Due erano le principali tipologie prodotte nelle case della birra: una birra d'orzo chiamata sikaru (pane liquido) e un'altra di farro detta kurunnu. La più antica legge che regolamenta la produzione e la vendita di birra è, senza alcun dubbio, il Codice di Hammurabi (1728-1686 a.C.) che condannava a morte chi non rispettava i criteri di fabbricazione indicati (ad es. annacquava la birra) e chi apriva un locale di vendita senza autorizzazione.